L’Accademia del Sistina sorprendere e diverte con tre serate all’insegna del talento
di Sandro Avanzo
Se ancora ci fosse bisogno di verificare la perizia nella composizione di un jukebox musical, la fusione tra copione e song, la consequenzialità tra numeri coreografici e libretto in Mamma Mia! si vada una sera di metà settembre al Sistina e ci si sieda in poltrona ad ammirare il lavoro dei giovani allievi dell’Accademia di quel celebre teatro romano.
Sul palco ci sono i ragazzi del II anno. I loro compagni del I anno si sono esibiti la sera precedente il 14/9 e quelli del III anno la settimana prima, l’8/9; per un totale di una novantina di allievi tra gli 8 e i 16 anni, impegnati a mostrare quanto hanno appreso in 40 giorni nel corso dell’estate slalomando tra le diversissime note di Cats, Hairspray, Billy Elliot, Tutti insieme appassionatamente e School of Rock.
L’esperienza era nata un paio d’anni fa come vivaio in cui far crescere i giovani teenager come interpreti di ricambio nelle produzioni di Massimo Romeo Piparo (in ispecie per Billy Elliot e Tutti insieme appassionatamente), ma si è andata caratterizzando via via come una sorta di masterclass per giovanissimi interessati a diventare performer del mondo del musical e oggi li vede portare in scena il frutto della loro maturazione e il livello del perfezionamento dei propri talenti.
La direzione dell’Accademia non vorrebbe si parlasse di “saggi di fine corso” e per questo definisce le tre serate come “Galà del talento” ma anche sotto questa dizione ci si ritrova pur sempre ad assistere a uno spettacolo/demo assolutamente assimilabile alla definizione di “saggio scolastico” o ai suoi similari sinonimi, tanto più che a fine serata sul palco del teatro ai giovani interpreti viene consegnato il diploma di fine corso, come nella più classica tradizione dei “saggi”.
Ma ad esser fondamentale non è la questione del nome con cui appellare questo tipo di esibizione/dimostrazione, quanto il valore della preparazione a cui gli allievi sono giunti: decisamente eccellente nell’insieme. Ovviamente ci sono ragazzi e ragazze più o meno dotati, c’è chi è più padrone della danza, chi dell’intonazione musicale o della recitazione, ma l’ensemble risulta sicuramente più che promettente.
E ben lo si è visto nella baby-interpretazione che hanno offerto di Mamma Mia! nell’ultima delle tre serate del “Galà del talento”. Non una edizione bonsai del Kolossal firmato da Piparo (al via per il tour italiano del terzo anno) da cui hanno preso in prestito una parte fondamentale della scenografia e l’impostazione complessiva della regia, ma un autentico spettacolo di giovani per i giovani in cui hanno divertito (e convinto!) il pubblico, divertendosi per primi loro sul palco e portando gli spettatori a scatenarsi sulle note degli Abba.
Come di sovente accade nei corsi di teatro le ragazze sono più numerose dei ragazzi, cosi si è scelto di affidare a differenti allieve dell’Accademia il medesimo ruolo della protagonista Donna, ruolo che si sono passate l’un’ l’altra di scena in scena in modo fluido ed efficace, mentre il trio dei padri è stato affidato agli stessi tre convincenti ragazzi (di certo artisticamente più maturi delle compagne); ne è risultato uno spettacolo più sfaccettato e articolato anche se più breve dell’originale (con numeri musicali in meno e un copione più sintetico), ma assolutamente fedele allo standard e proprio per questo maggiormente emblematico dei pregi di forma e di contenuti a cui si accennava all’inizio.
Ma se la prima parte della serata si chiudeva in modo travolgente sulle note di Mamma mia! sembra un déjà-vu! io non ci resisto! Mamma mia! che succederà? Mio dio! ma quanto mi manchi! è stata la seconda parte a proporre le sorprese più inaspettate per un “saggio”.
Tutto orchestrando tra Romeo & Juliet e il Time Warp di Frank-N-Furter & C. la regia firmata da Andrea Palotto ne ha fatto un delizioso spettacolo compiuto e autonomo in sé e di qualità anglosassone (per la proposta e l’assemblaggio dei materiali) lavorato in salsa 100% italica (per il gusto degli accostamenti). Perché non riproporlo in stagione in occasione di una qualche serata speciale?
A coppie differenti tutti i ragazzi e le ragazze hanno avuto modo di calarsi nei tragici panni dei celebri amanti veronesi, rivivendo la scena del balcone nelle più differenti variazioni, dall’originale shakespeariano al Nino Rota del film di Zeffirelli fino al dovuto omaggio al West Side Story di Bernstein.
Ad intervallare e abbassare la temperatura di tanto pathos la regia ha ben pensato di proiettare sullo schermo scene cult di film famosi, facendole ridoppiare dal vivo dai ragazzi con nuovi testi che mettessero in affettuosa parodia gli insegnamenti e le attività a cui avevano avuto accesso in Accademia. Docenti e direttori alla berlina per primi.
Anche per questo Piparo è stato costretto a salire sul palco a fine serata, non solo per presentare il prossimo progetto in cui coinvolgerà il vivaio della sua Accademia del Sistina, quel School of Rock che debutterà nella primavera del 2019 e che vedrà come protagonista Lillo (in quest’occasione senza Greg). E a sorpresa proprio Lillo in persona s’è palesato in scena all’ultimo momento interpretando per la prima volta in assoluto davanti a un pubblico con i ragazzi che suonavano live i più diversi strumenti You’re in the Band del finale del primo atto. Reazione? Spettatori fino al delirio e oltre!
Ma non è stata l’unica anticipazione offerta della serata, perché un po’ trascinato dall’entusiasmo, un po’ per la commozione (chi mai si sarebbe aspettato di vedere il ciglio bagnato nell’occhio del Piparo?) il regista messinese nonché direttore del Sistina ha annunciato che il giovane Christian Roberto che aveva appena finito di presentare il Galà del Talento (l’avevamo già visto in Billy Elliot), sarà protagonista nella stagione 2019/2020 del revival di Full Monty… rivelando così pubblicamente il titolo della sua produzione successiva a School.
Non solo per dovere di cronaca, fa davvero piacere citare in ordine sparso (non certo in ordine di merito) gli altri artefici della riuscita ultima serata dei Galà: Emanuele Friello solido e fondamentale direttore musicale, Teresa Caruso che ha realizzato scene che potevano appartenere ad allestimenti ben più paludati, Roberto Croce che ha creato numeri coreografici di sicuro effetto ma anche di non semplice fattibilità per il livello degli allievi, i costumi semplici ma di grande effetto firmati da Milena Corasaniti e il maestro delle luci Daniele Ceprani senza il cui apporto lo spettacolo non sarebbe stato illuminato dall’intimo dell’animo dei ragazzi.