2 thoughts on “REVIEW – DIVA

  1. Gentilissimo Sig. Vitale,
    sono un’appassionato di Musical, non scrivo su nessuna testata, non mi occupo di critica.
    Mi sono preso la briga di scrivere quanto segue perchè la sua recensione, questa volta, sembra che parli di uno spettacolo diverso da quello che ho visto io. A partire dai nomi dei personaggi…(Annabel e Renè e non Isabel e Remì…ma che spettacolo ha visto???)
    Vago per i teatri Italiani, dove capita di assistere ad offese teatrali come l’ultima scempio portato a spasso per l’Italia da una nota produzione di un arcinoto teatro romano (non cito di proposito) ma anche un “Ti amo Sei perfetto ora cambia”, che torni a vedere 5 volte. Semestralmente, giusto per non perdere il “metro”, mi organizzo una sessione londinese con 5 Musicals in 7 giorni. Sessione in cui è d’obbligo un Phantom e/o un Le Mis, giusto a fine ciclo del cast, in piena maturità. Gli altri 3 spettacoli variano da un Wicked l’anno, ad una Matilda, piuttosto che un Jersey Boys o una novità come Charlie.
    Insomma con oltre 150 Musical visti tra Londra ed Italia in 8 anni mi permetto di portare una velata critica al suo modo di recensire questa “Diva”.
    A parer mio, che di nuovo non ha alcuna pretesa di essere quello di un critico da rotocalco, lei è stato drasticamente negativo, forse anche un po’ “superficiale”.
    La sua recensione sembra quella di una persona che sia andata a teatro per vedere uno spettacolo che poi non ha visto, e, infuriato non si sa bene con chi o contro cosa, spara ad alzo zero su una “piantina” che cerca di germogliare in un deserto di “mafia” teatrale.
    Se da un lato posso essere d’accordo che a livello di letteratura non si voglia competere con La Divina Commedia di Dante, devo dire che il fluire dei quadri mi ha continuamente interessato, ben oltre le mie aspettative. Che erano nulle, anzi l’unica cosa che speravo era di non rivedere Priscilla (non che non mi sia piaciuto, ma non era quello che volevo vedere). D’accordo, la scenografia è semplice. Ma aggiungo ben fatta. Abbinata alla dinamica della luce non mi ha mai , dico mai stufato. Mi ricorda in qualche modo (puramente funzionale) la semplicità del Background del Re Leone. (certo poi c’è la rupe, poi c’è il cimitero, e poi , e poi. certo con almeno 5 milioni di € di investimento). Sono andato a teatro sperando, anzi pregando che non fosse un’altra “priscillata”. E ho temuto… seriamente fino a che con l’entrata in scena della piccola, il Musical o la storia se preferisce parlare di storia, prende tutt’altra via.
    Posso convenire che soprattutto all’inizio sia poco chiaro il fatto che siamo in un locale (forse i brani iniziali sono un po’ troppi, ti viene da pensare forse è uno show, e speri che non sia un revival alla Priscilla…la parte che mi è piaciuta meno.)
    Le “macchiette” come dice lei, le ho trovate piacevolmente volute, scelta registica opinabile, ma sempre personale. Ed a me sono piaciute. Alla fine la linearità nelle aspettative è proprio quello che mi ha rassicurato, scena dopo scena, in un Musical di cui diffidavo della trama. Mi ha fatto sentire a mio agio trovare il gay gay, la bionda stupida, il “terrone” terrone. Mi ha stupito Lorenza. Mi ha ammaliato. Mi ha commosso. Con lacrima. Mi ha incantato Max Cavallari, mai filato prima, anzi snobbato come “fico”. La bimba, non ci volevo credere…dopo le boiate all’italiana in cui di solito recita una trentenne che “simula” un bambino…questa ha addirittura ballato e cantato “first in line”. 10 anni (ma allora non serve andare a vedere Matilda a Londra!)
    La semplicità della sceneggiatura (se vogliamo concordo, qua e là scontata, ma volutamente secondo me), mi ha permesso di immergermi nel fluire della storia di essere trasportato dalla corrente e di sorprendermi dal piangere col nodo in gola, nella scena XYZ (che non cito ad hoc) nodo sciolto 10 secondi dopo dal vulcano Cavallari con le sue battute di improvvisazione teatrale.
    Alla fine io non so che spettacolo lei abbia visto, quello che ho visto io, per l’ultima replica di Milano, ha trascinato in una Standing Ovation (che ha sorpreso, ma trascinato irresistibilmente anche me) oltre 800 comuni spettatori. Gente qualunque, magari senza pretese , come scrive lei.
    Certo il finale in cui i cattivi diventano buoni, non è all’altezza di Victor Hugo, ma ne sono rimasto comunque deliziato. Lo andrei a rivedere domani. E in Italia mi è successo solo con “La Bella e la Bestia” della Stage Ent. e con “Ti amo sei Perfetto Ora Cambia”.

    La Mario, che vagamente conoscevo mi ha travolto, Tia è soul come nessun altra, ma dire che la Mario non sia una cantante, forse è un pelino esagerato. Che si muova malamente, forse è offensivo. O superficiale, come Isabel e Remì invece Annabel e Renè….

    Non sono gay, non ho una famiglia allargata, forse sono esattamente il tipo per cui Diva non era stato pensato e scritto. Ma mi è piaciuto da morire. Leggero frizzante diverso, non plateale, ma efficace.

    Leggo la rivista Musical da sempre (o quasi). Quella cartacea. Mi piacerebbe continuare a leggerla, ma trovo sempre più frequentemente che le review sono usate come campo di lapidazione piuttosto che uno strumento di informazione. Mi verrebbe da dire che per un parere totalmente e liberamente personale, avrebbe senso vederlo in un Blog. Da una Review su una rivista autorevole come la vostra, forse mi aspetterei meno paragoni con il Teatro Greco o Les Miserables, ed una visione più oggettiva.
    Quindi mi permetto di concludere (parere personale) che Diva, un prodotto tutto Italiano, una storia leggera, divertente e commovente a tratti, a me è piaciuta, e vada non dico premiata, ma incoraggiata. Il suo articolo è per lo meno scoraggiante e parla di uno spettacolo che io non ho visto. Magari mi sbaglio.

    1. Gen.le Lettore,
      grazie per averci scritto. Partendo dal presuppusto che non abbiamo la verità in tasca e che, nonostante tutto, molte delle cose scritte nella nostra recensione siano da Lei stesso condivise, facciamo fatica a capire cosa ci rimprovera. Le recensioni hanno sempre un certo grando di soggettività. L’oggettività oppartiene al campo della scienza, non a quello dell’arte. Detto questo ci permettiamo di chiederLe: se i paragoni col teatro greco e con Les Mis non li fa una rivista di teatro specializzata, chi dovrebbe farli? Per quanto riguarda i nomi dei personaggi… Non è colpa nostra se non sono scritti chiaramente da nessuna parte! Non pretendiamo di certo il Playbill, ma almeno un foglio di sala…!!!

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